Niente musica sui social? Hasta la radio, siempre!
Durante questi ultimi giorni uno dei temi di maggior dibattito ha riguardato la censura delle canzoni come sottofondo ai nostri post / storie / Reel sui social appartenenti alla società Meta. E non a caso ho utilizzato il termine “sottofondo” per evidenziare quel meccanismo che in certi contesti rende la musica un mero tappeto per dare un tono all’ambiente. Perché se l’idea generalizzata è di possibilità di guadagno per i musicisti attraverso l’utilizzo delle loro canzoni sui social (considerando la durata media di un contenuto video con audio si parla di 30 secondi, circa), la verità è che è una grande bolla e il guadagno, quando c’è, arriva sempre attraverso gli stessi metodi: concerti, dischi venduti (veramente), diffusione radio / tv / stampa / pubblicità.
Guadagnare con lo streaming?
È vero che la categoria degli adolescenti in parte indirizza il mercato attraverso l’ascolto compulsivo di musica su piattaforme streaming di artisti scoperti spesso sui social, ma è altrettanto vero che il guadagno monetario da quegli stessi ascolti è infinitesimale (per fare tremila euro di guadagno serve un milione di ascolti). L’unica cosa che possono fare gli adolescenti, anche inconsapevolmente, è lanciare un fenomeno attraverso la condivisione e la fruizione di massa per permettere allo stesso artista di essere messo sotto contratto da una casa discografica che ne cura gli interessi attraverso la promozione (radio / tv / stampa che spesso hanno una certa continuità programmatica di promozione), la distribuzione del prodotto fisico e la vendita di concerti, i cui costi vengono principalmente coperti da chi può spendere i soldi: le persone adulte.
I social sono un mezzo utile se lo sappiamo usare
I social servono come può servire un qualsiasi mezzo di comunicazione e diffusione (anche il classico passaparola che ancora oggi è fondamentale). Ma sapete quanti “artisti” fanno grandi numeri sui social e piattaforme streaming e poi hanno lo stesso riscontro pratico ed economico, se non peggiore, di quelli cosiddetti minori?
Questo perché ciò che mostrano i social corrisponde a verità molto meno di quanto possa sembrare.
Con questo non voglio dire che la musica debba morire sui social, io ne sono il primo fruitore per condividere contenuti riguardo To Tape e il mio lavoro in generale ma questa situazione di stallo forse, dico forse, potrebbe essere un buon momento per mettere in chiaro una cosa importante: la musica, come tutta l’arte, si paga perché tutti ne abbiamo bisogno e il bisogno crea domanda, la domanda crea offerta e genera profitto (se vogliamo buttarla sul capitalismo con un occhio prettamente cinico, visto che siamo nell’era migliore). Molto banale come costruzione di relazioni contingenti ma credo sia arrivato il momento di ripartire dalle basi, per certi versi.
— fine di questo prologo (cit.) —
Black Thought e il Cinematic Soul
Il “pensiero nero” Tariq Trotter e voce storica dei Roots, uno dei progetti di Rap più completi e complessi della storia visto anche l’utilizzo degli strumenti acustici e non della classica strumentazione – drum machine, giradischi e sampler – per incidere le canzoni. Oltre al percorso con il gruppo di Filadelfia, Black Thought durante la sua carriera è stato coinvolto in molti altri progetti, come quello insieme a Danger Mouse per l’album Cheat Codes. Oggi lo vediamo alle prese con Seun Kuti per l’album African Dreams per l’uscita di una versione 2.0 di Badman Lighter insieme a Vic Mensa. E poi nel progetto El Michels Affair, band americana di “cinematic soul” guidata da Leon Michels, uno che nella musica Black ci “sguazza” molto bene da tanti anni. E a proposito di Soul, ci sono le nuove uscite dei Whatitdo Archive Group e The Sextones.
Uk Grim: dagli Sleaford Mods a Wayne Shorter
I Dry Cleaning sono tra gli act più importanti di questi ultimi anni in cui il termine post-punk è tornato in voga dall’ascesa degli Idles in poi, richiamando nuovamente l’attenzione su di un’Inghilterra “chitarristica”. Il loro ultimo album Stumpwork è stato tra i più importanti del 2022. Uk Grim l’ultimo disco degli Sleaford Mods, duo di Nottingham ispirato concettualmente dal Punk ’77, vede la partecipazione anche di Florence Shaw dei Dry Cleaning e di Perry Farrell, cantante dei Jane’s Addiction che riscopriamo con lo storico album Nothing’s Shocking (cui mi lega una piccola storia personale che racconto in puntata). Sempre in Inghilterra ritroviamo i Portishead nel loro disco più importante, Dummy, al cui interno c’è un tributo a Wayne Shorter che abbiamo ricordato nella scorsa puntata dedicata all’Afrobeat nel mondo.
Tripletta Jazz Rap
Nell’ultima parte, invece, abbiamo fatto un salto indietro scegliendo tre dischi fondamentali per continuare a raccontare questa lunga storia d’amore tra Jazz e Rap nel corso del tempo.
Buon ascolto.