To Tape Wrapped Italia: italians do it better
L’idea del To Tape Wrapped Italia nasce (ma in realtà è sempre stata una delle prerogative di questo programma) in questi giorni di sovraesposizione allo Spotify Wrapped (andate a comprare i dischi e vedere i concerti, altro che questa accozzaglia di musica tutta arrotolata, come se fosse il panino della fiera con mischioni alimentari ai limiti della mangiabilità). Mi è sembrato di capire che uno dei temi centrali sia la presenza di musica italiana di poco peso, fatta di pallide imitazioni delle grandi realtà internazionali.
Bisognerebbe cercare meglio, avere curiosità di trovare elementi diversi dai soliti, perché esistono e hanno valore, e questo vale anche per l’Italia, naturalmente. E se non avete il tempo, affidatevi agli esseri umani che lo fanno per mestiere, perché capaci di interpretare il presente meglio di un algoritmo reso funzionante solo perché manovrato da esseri umani (e dai soldi di chi li ha).
To Tape Wrapped Italia
Ed ecco che in risposta alla questione interviene subito il programma più bello della radiofonia italiana degli ultimi anni (diamoci un tono, ogni tanto), per portarvi in giro per l’Italia alla scoperta di realtà di elevato spessore artistico. Troverete, ad esempio, la band italo-inglese Vanarin che non deluderà né gli appassionati di musica urban, né quelli della psichedelia più moderna; i Westfalia, band rivelazione di X-factor di qualche anno fa ma già noti da queste parti ancor prima. Li ritroviamo con un brano ispirato dal celebre romanzo Il Piccolo Principe.
A proposito di graditissimi ritorni, anche i God Of The Basement, cui dedicammo una puntata di qualche stagione fa. Nel loro nuovo album, in uscita a febbraio 2025, Whatever, affrontano il tema della frammentarietà nell’ascolto della musica, spesso consumata nei ritagli di tempo e magari distrattamente. Il monito è insito nel disco stesso: se non riuscite a concedervi neanche mezz’ora intera di tempo per ascoltarlo, siete alla frutta.
Le varie influenze dal mondo in To Tape Wrapped Italia
Se già negli artisti appena citati troviamo grande ispirazione da diverse parti del mondo, anche gli album di Sebastiano Lillo (da sempre votato alla Cumbia), Francobeat – sperimentatore sonoro e musicale ed uno dei personaggi più prolifici della scena italiana -, C’Mon Tigre – che creano una colonna sonora come ipotetica sceneggiatura per un film immaginato, ribaltando le posizioni per cui la prima non è al servizio del secondo ma il contrario – Whitemary con un nuovo album stupendo, Jemm Music Project, e di tanti altri in questa puntata, sono la testimonianza di una grande varietà e capacità interpretativa del presente in chi lavora con la musica in Italia.
Non mi resta quindi di auguarvi un buon ascolto a voi che non avete potuto seguire anche questa puntata in diretta radio.