Quando una piccola famiglia perde un pezzo: Ciao, Mirko
In questi dieci anni di radio e di interviste a centinaia di gruppi, spesso scappava la classica domanda sulla scena musicale italiana, sul suo stato di salute, su quello che stava succedendo in quel dato periodo di tempo; insomma, era una delle classiche domande per avere il punto di vista di chi vive in prima persona un determinato contesto.
Molte volte, e di questo sono contento, ci si soffermava proprio sul concetto di scena, sulla necessità di individuare un tema comune e dare una marchio alla cosa, necessità che era evidente soprattutto per la stampa e i media, bisognosi di dare un colore, un volto, un qualche simbolo che identificasse un mucchio di persone che fanno musica. Il termine “scena” in latino significa “tenda, fondale del palcoscenico”: ciò che divide il palco, visibile a tutti, dalle quinte, la parte nascosta in cui stanno solo coloro che permettono l’andamento dello spettacolo, dagli artisti ai tecnici.
Quella scena che tutti cercano, quella tenda a cui bisogna necessariamente dare un colore nasconde ciò che realmente è questo mondo della musica italiana, fatto di persone normali bisognose semplicemente di esprimersi e di comunicare qualcosa facendo spesso moltissima fatica, combattendo quotidianamente con l’indifferenza, l’incapacità di comprendere, la cultura di massa.
Non mi riferisco al Pop delle vendite (esiste anche il Pop invenduto): quello non ha una “scena musicale”, ha i suoi artisti ben identificati e collocati nelle varie teche, in balle mostra. Nessun giudizio, semplicemente un dato di fatto, esiste per un motivo ben specifico ed è anche giusto che sia così. Mi riferisco a quello che ho sempre chiamato “underground italiano”, dove underground è quella parte che nessuno vede ma che ha vita; il sottosuolo che provoca i terremoti.
Quel mondo lì, insomma, quello di coloro che “non ce l’hanno fatta” – e qui si potrebbe aprire un altro capitolo, perché non tutti ce la vogliono fare e anzi, ce la fanno e pure bene: sapete quanta popolazione c’è che preferisce ascoltare quelli che “non ce l’hanno fatta”?. Certo, non si diventa ricchi ma è veramente questa l’unica cosa importante, oggi? – si riduce ad un’unica grande comunità in cui, bene o male, ci si conosce tutti e prima o poi ci si incontra ad un concerto, ad un festival, ad una serata qualunque.
Mirko Bertuccioli era 1/2 de I Camillas che molti di voi avranno conosciuto a “Italia’s Got Talent” o con “La canzone del pane” ricantata da Calcutta. Noi, per fortuna, non abbiamo avuto bisogno del grande schermo o della cover suonata da un cantante famoso; I Camillas li abbiamo conosciuti con il passaparola, con le radio, le etichette indipendenti, con il concerto visto per caso ad una serata normale, in un locale normale; li abbiamo conosciuti sul palco e poi sotto il palco perché con I Camillas due chiacchiere le scambi per forza, è una cosa che viene naturalmente per la forte attrazione sociale che provocano.
Per me I Camillas sono innanzitutto “Costa Brava” il loro terzo disco ( e per chi scrive, il migliore): conducevo “Alberone Party Program” su Radio Flo, collaboravo con diverse etichette tra cui la Wallace Records che aveva questo disco nel suo catalogo al n°159. Mi innamorai di questo strambo progetto – d’altronde, come si fa a non amare I Camillas? – e Costa Brava fu uno dei dischi più suonati in radio e più ascoltati da lì in avanti, poi ebbi anche la fortuna di conoscerli dal vivo e apprezzare le persone che sono dietro il progetto.
Ieri Mirko se n’è andato via, portato dietro il palco per sempre da questo maledetto virus.
Da ieri questa piccola famiglia della musica sconosciuta ha perso un uomo ma non l’artista e le sue canzoni, non i suoi dischi, non la sua voce e i suoi testi.
La musica, per fortuna, sopravvive a tutto.
E poi nell’acqua c’è tutto quello che ti va:
Zuccheri, cristalli, pesci ed anatroccoli
Se la sabbia che ti tocca che cosa ci vuoi far
Leggi un libro, mangia un fritto, suda più che puoi
Sotto il sole c’è un signore che ti proteggerà
Se ti nascondi e non rispondi in acqua resterò
In mezzo al mare c’è il tuo nome, lo riconoscerò
Lo riconoscerò
(I Camillas, La canzone del mare – Costa Brava)