Quando il Punk incontra il Jazz: Millions of Dead (Jazz) Cops
Nell’ultima puntata di To Tape, la numero 8 (potete ascoltarla qui e qui), ci siamo imbattuti in un disco decisamente particolare e pubblicato dalla RareNoise Records il 19 novembre di quest’anno. Da tempo ormai seguiamo il percorso di una rinascita del Jazz favorita da tutta una serie di circostanze coincidenti e favorevoli: l’aspetto culturale e sociale molto forte che il genere rappresenta oggi, la voglia di giovani studenti di musica Jazz di far convivere i loro studi classici alle forme stilistiche della musica del XXI secolo; il lungo processo di avvicinamento tra quest’ultimo e l’Hip Hop, un genere musicale che continua a rappresentare le minoranze, il “neighbourhood”, pur sovrastando le classifiche di tutto il mondo e diventando, di fatto, fenomeno commerciale; l’urgenza, alcune volte anche puramente commerciale, di elaborare la propria arte sotto tale influenza. Il Jazz sta lentamente diventando, di fatto, fenomeno di massa che accomuna platee diverse, riuscendo a mantenere alto il livello qualitativo di ciò che viene prodotto (se non sai suonare il Jazz, difficilmente puoi bluffare) e risultando anche aggregatore in eventi di qualità, grandi o piccoli che siano, e promotore di un certa socialità culturalmente stimolante che manca in questo momento ad altre realtà musicali fino ad ora più esposte.
Abbiamo e stiamo conoscendo nuove realtà, nuovi mondi, con diverse peculiarità e caratteristiche endogene ma tutte legate da un unico filo conduttore, talmente irrobustito nel corso degli anni da riuscire a travalicare i confini soliti entro i quali lo abbiamo sempre vissuto, anche abbinato ad altri generi appartenenti alla stessa radice (Hip Hop, Soul, Afrobeat) ed approdare al Punk.
Mike Pride è un musicista, batterista e compositore, nel corso degli anni ha stretto collaborazioni con John Zorn, Anthony Braxton, Peter Evans (per citarne alcuni) e agli inizi del 2000 si è trovato dietro le pelli dei Millions Of Dead Cops, band seminale del Punk anni 80. Dopo l’illuminante esperienza e una manciata di anni in più, si affaccia alla RareNoise per presentare questo disco di furioso e velocissimo Punk in un classico standard Jazz dalle venature Swing. Accompagnato dal grande Jamie Saft (che qui conosciamo bene), non nuovo a questo tipo di rielaborazioni jazzistiche di grandi classici del Pop e Rock, e da Brad Jones, regala una nuova vita alla band, dilatando le taglienti incursioni degli MDC e donandole una veste così nuova e diversa da porci difronte un lavoro quasi originale.
In “I Hate Work” non troverete un semplice riadattamento, non ascolterete solo velocità e furia ma un vero disco Jazz suonato con spirito Punk, con quella tensione emotiva anche nei più classici dei brani come “And So You Know”, in cui un leggerissimo suono di contrabbasso si destreggia tra i movimenti circolari delle spazzole di Pride e morbide scale melodiche del pianoforte.
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