I bootleg, i Calibro 35 e i Gazebo Penguins
Quando non c’era internet, la diffusione della musica era totalmente diversa: non potevi caricare il disco sul tuo computer e diffonderlo in rete attraverso il peer to peer. Se avevi la possibilità di andare ad un concerto e possedevi un registratore, premevi rec, registravi alla bell’e meglio il live e poi trovavi il sistema migliore per poter diffondere l’audio.
Il bootleg era sostanzialmente una registrazione non autorizzata dei concerti che veniva poi diffusa in maniera non autorizzata (se volete leggerne qualcosa in più, questo articolo è abbastanza esaustivo e non sfocia nel pipponesimo).
Spesso le registrazioni erano lontane anni luce da certi canoni di qualità sonora ma il fatto di poter ascoltare attraverso le “orecchie” di chi c’era, era molto più importante dell’avere un ascolto ad alta fedeltà sonora e la quasi totale impossibilità di vedere in video o ascoltare in radio le esibizioni dal vivo trovava nei bootleg l’unica fonte di condivisione di quest’altro importante aspetto della musica: i concerti.
L’arrivo, poi, delle prime telecamere a buon mercato, la nascita del peer to peer e youtube dopo, hanno aiutato moltissimo la diffusione su schermo dei concerti, registrati ufficialmente o meno.
Quello che, però, abbiamo guadagnato con la maggiore possibilità di guardare i concerti comodamente seduti a casa, l’abbiamo perso in termini di lavoro di immaginazione, di astrazione e totale immersione attraverso il solo uso dell’apparato uditivo grazie a quelle registrazioni pirata fatte da chissà chi.
È un periodo questo di forte retromania perché, parliamoci chiaramente, viviamo un’epoca in cui è forte l’illusione della floridità, la semplicità delle cose non cammina a braccetto con la semplificazione tecnologica e le emozioni, quelle spinte soprattutto dalla curiosità e dall’immaginazione, vengono un po’ meno per lasciare posto ad una costante ingordigia esistenziale; e quindi, difronte a tutto questo, ci rifuggiamo un po’ nel passato, ripescando usi e costumi di un tempo che ci avvicinano di più a noi stessi e agli altri, cavalcando il grande classico del “si stava meglio quando si stava peggio” perché, come cantavano i Gazebo Penguins, «e poi è tutto un ricordar le cose meglio di come erano davvero».
I Calibro 35, che hanno fatto e continuano a fare la loro storia su un sound ed uno stile musicale del ‘900, dall’inizio del tour di Decade hanno ridato vita alla diffusione dei brani dal vivo per l’ascolto casalingo (anche perché, la risposta ai bootleg da parte degli stessi artisti fu proprio quella della produzione di dischi con canzoni estrapolate esclusivamente dai loro concerti).
Dall’inizio del tour di Decade, i Calibro 35 stanno pubblicando un brano per ogni data fatta, lasciando da parte l’aspetto visivo e concentrandosi solo sull’ascolto del brano dal vivo, proprio come piaceva ai nostri nonni e genitori.