Geolocalizzazione delle sette note (il giro di To Tape in due ore)
Avete presente quelle nozioni che ti arrivano sin da piccolo e di cui non hai mai cercato riscontro sulla loro veridicità? Quelle informazioni date per scontate perché sei, appunto, ancora troppo giovane per addentrarti in ricerche estenuanti che è meglio giocare fuori con gli amici; ti fidi di ciò che le persone più grandi ti dicono; credi riguardino proprio te e quindi conviene risultino fondate anche a te per confermarsi valide alle orecchie di chi ti ascolta.
Bene, in questa grande categoria è sempre appartenuta anche quella che correla una certa intelligenza con l’ignoranza della geografia in misura inversamente proporzionale: lo sai che le persone intelligenti non conoscono tanto la geografia? Ho chiarissimo in mente il momento in cui una mia compagna del liceo mi diede questa informazione, riferendosi ovviamente a lei, e che io mi giocai tante volte nella vita trovando negli altri sempre un certo stupore nell’apprenderla (sicuramente se la saranno venduta anche le persone che mi hanno sentito dire ‘sta stronzata).
In realtà, ho sempre ammirato chi conoscesse bene i luoghi, la loro collocazione sulla cartina geografica, come se tutto fosse all’interno del quartiere in cui abitano da una vita. Non che io sia un completo ignorante, anzi, semplicemente mi colloco nella fascia media di conoscenza di questo grande paese che è il mondo.
Come dico sempre, la musica è veicolo per la conoscenza di altri aspetti della vita, sociali, culturali, politici e anche geografici, perché la costante ricerca di musica e il suo approfondimento permettono anche una necessità di voler capire i perché della provenienza di determinati suoni, piuttosto che altri, dai luoghi di riferimento.
È per questo che nella prossima puntata di To Tape farò un bel giro del mondo in due ore scarse, dal Canada al Giappone, passando per l’Italia e fino in Africa, pur restando seduto su una poltrona e con un microfono davanti, perché non è che ci chiamiamo tutti Albert Podell.